mercoledì 22 agosto 2018

L'imbecille

Sono un po' emozionato. Mi sento come un bambino che sale in una vecchia soffitta impolverata piena di cimeli e cammina in punta di piedi stupito dalla magia del luogo. Iniziare un'esperienza nuova come questa mi fa sentire addosso una certa responsabilità. Questo spazio nasce essenzialmente come una sorta di fuga dai social, un tentativo di portar fuori da quel mare inquinato la mia creatività personale.
Risuona spesso nell'aria la frase: "Il problema non è il mezzo, ma l'uso che se ne fa". Una frase che non significa niente e si usa solo per lavarsene le mani. Io credo che i Social Network portino con sé una tossicità oggettiva da cui non si può prescindere. Quindi affermo senza ambiguità che il problema è anche il mezzo. Sicuramente si può trovare il modo di usarli in maniera assennata e limitare i danni. Ma bisogna essere molto saggi. E credo che pochi di noi lo siano. Mi rendo conto che buttare lì un'affermazione del genere senza entrare nel merito può essere spiazzante. Ma è ovvio che per leggerezza e comodità di lettura non posso esaurire l'argomento con un articolo. Di volta in volta cercherò di mettere a frutto le esperienze passate e quotidiane per creare nuovi spunti di riflessione. Per ora mi limito a portare all'attenzione la frase di Umberto Eco che ho scelto come sottotitolo al blog. Una frase apparentemente semplice che può suonare offensiva se non la dice un professore come lui, ma che racchiude un sacco di spunti. Il primo equivoco in cui molti di noi cadono è quello di credere di non far parte di quelle legioni. Ci sentiamo al di sopra. Nella forzatura generalizzante di Eco, che di certo non era uno stupido e sapeva che esistono infinite vie di mezzo, noi di sicuro non siamo Premi Nobel. Ed è per questo che senza cincischiare troppo inizio col definirmi io stesso un imbecille.